La dieta chetogenica: basi scientifiche e caratteristiche
- Eva Baldini
- 28 mag 2020
- Tempo di lettura: 3 min
Discussa e pericolosa se adottata senza supervisione sanitaria, è in realtà un vero e proprio strumento terapeutico, talvolta al pari dei farmaci!

Il sovrappeso e l'obesità affliggono rispettivamente fino al 70% e fino al 30% della popolazione europea, essendo i principali responsabili del diabete di tipo 2 (DM2), della malattia cardiaca ischemica e dell'ipertensione (quando non si sfocia nella sindrome metabolica, SM).
La dieta chetogenica si pone in questo contesto come uno strumento in grado di abbassare i livello di infiammazione, favorire la perdita di peso e migliorare lo stato di salute.
Facciamo chiarezza sulle basi scientifiche:
La dieta chetogenica consiste in una riduzione drastica dei carboidrati (mantenendo una moderata quota di proteine ed una significativa quota di grassi) in modo tale da portare l’organismo a sfruttare come fonte energetica prevalente i grassi (chetoni, in particolare) invece del glucosio. E' l’unico approccio, oltre al digiuno, che permette di creare energia esclusivamente dai grassi.
Le percentuali di ripartizione dei nutrienti della dieta sono infatti il 70%-80% grassi, 15%-25% proteine e 5% carboidrati. Privato dello zucchero, da cui normalmente il nostro corpo trae energia, questo inizia ad attingere ai grassi nel giro di 3-4 giorni. La maggior parte delle persone mostra un calo ponderale di circa 6 kg in 30 giorni.
La fase di chetosi viene protratta in base alle necessità di ciascun individuo (30-60-90 giorni) ed in base alle condizioni cliniche. Gradualmente, si imposta un piano chetogenico con apporto di carboidrati leggermente maggiore, fino ad uscire gradualmente dalla chetosi per riprenderla in modo intermittente, a seconda delle necessità personali, e per evitare che si inneschino nuovamente i meccanismi di dipendenza esclusiva dai carboidrati.
In chetosi, si innescano una serie di cambiamenti:
Carente di zucchero, l’organismo rilascia meno insulina (riduzione dell’immagazzinamento di grasso e dei livelli di glicemia, riducendo il rischio di diabete) e scende il livello di infiammazione. Non immettendo glucosio in circolo non si libera infatti insulina e non si immagazzina grasso nelle cellule, con l’aumento dell’infiammazione che ne deriverebbe;
Diminuzione del livello di trigliceridi e colesterolo cattivo (LDL), aumento del colesterolo buono (HDL);
Miglioramento della reazione dell’organismo a combattere il cancro, in quanto lo zucchero è la fonte di cui hanno bisogno le cellule cancerose per sopravvivere, mentre le cellule sane riescono a trarre energia dai corpi chetonici. Molti studi indicano che una dieta chetogenica possa infatti “affamare” le masse tumorali. Inoltre, abbassando l’insulina, si rallenta la crescita tumorale in quanto questa stimola le citochine infiammatorie e favorisce la proliferazione cellulare;
Miglioramento della funzionalità cerebrale, in quanto migliora il lavoro dei mitocondri a livello centrale, e conseguentemente il funzionamento energetico del cervello (in varie patologie cerebrali è proprio la degenerazione dei mitocondri dell’ippocampo che crea alterazioni, mentre la chetosi li preserva). Per questo la dieta chetogenica mostra anche un effetto protettivo verso numerosi disturbi neurologici (AD, PD, epilessia, emicrania, ecc..), non ultimo perché il cervello è l’organo che meglio trae energia dai chetoni.
Caratteristiche della dieta chetogenica:
La dieta chetogenica non induce alcun rallentamento del metabolismo come possono fare altre diete ipocaloriche: talvolta infatti il corpo entra in una modalità di “riposo” dopo che si è perso circa il 10% del peso corporeo, con conseguenti sbalzi negli ormoni della fame e della sazietà (grelina e leptina). Con la dieta chetogenica non si instaurano questi sbalzi ormonali ed inoltre i chetoni sopprimono la fame a livello centrale, non rendendoci affamati se pur “a dieta”.
Inoltre, consumare grassi non fa sentire la fame in quanto hanno un tempo digestivo molto lungo, liberano energia più lentamente del glucosio (proteggendoci dai picchi e cali energetici) ed evitano quindi ipoglicemie reattive.
In chetosi, si mangiano tutti i tipi di grassi sani: grassi saturi (costituiscono le membrane cellulari, sono fondamentali in particolare per le cellule cerebrali), grassi a catena media (come l’olio di cocco o MCT, i più semplici da metabolizzare), omega 3 ed omega 6 (fondamentali per tenere sotto controllo l’infiammazione dell’organismo), omega 9 (come avocado, noci, semi e olive, che contribuiscono a lubrificare le articolazioni) e il colesterolo delle uova (alza il colesterolo buono HDL, migliora il bilancio ormonale e la funzionalità cerebrale).
I cibi chetogenici migliori, ricchi in grassi buoni, sono quindi: avocado, pesce selvaggio, carne da allevamento bio, uova bio, formaggi da latte crudo, noci e semi, burro e tahina, ghi, olive, cocco, cioccolato fondente ed oli di elevata qualità.
E’ fondamentale che si scelgano cibi non da allevamento intensivo o pieni di antibiotici, steroidi o sostanze chimiche, in quanto così facendo si perderà comunque peso ma si andrà a perdere l’opportunità di migliorare la salute di cellule ed organi, riequilibrando gli ormoni ed avviandosi verso un corpo maggiormente in salute.
Una volta chiarite le basi (se pur siano necessarie trattazioni ben più approfondite per comprenderle in modo completo) possiamo addentrarci nell'impiego di questa particolare dieta e comprendere per quali problematiche possa essere applicata (a breve l'articolo dedicato).
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